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Quanto è importante la narrazione
per farci cogliere da una vera emozione
che ci sconvolga per bene come può fare un film,
ad esempio sui deportati, che a guardarlo ci diciamo “mai più!”,
e poi se un dramma affine ci è ogni giorno sotto gli occhi, ad esempio alla tv,
la realtà ci droga e non sentiamo nulla, se non fastidio,
per le coscienze immacolate?
E’ la realtà che ci disintegra
e nulla c’è che ci reintegra.
Quanto è importante la narrazione
per riportarci a una vera emozione
con le retoriche bandite e il pianto a vuoto rinsecchito, risucchiato, svanito,
che si rifiuti del disdegno posticcio, del compianto un po’ molliccio
e di una commozione che si accende solamente fra una bistecca sul fuoco
e una mela gustata poco a poco?
E’ la realtà che ci disintegra
e nulla c’è che ci reintegra.
Quanto è importante la narrazione
per ricondurli a una qualche emozione che non sia il fiato populista della pancia,
quelli che non hanno la lungimiranza, la memoria, la pena, l’indulgenza,
che hanno in testa il tornaconto e sequenze di presenti ammonticchiati
sul nulla di esistenze accartocciate e poi schiacciate, rase al suolo,
appiccicate all’ignoranza e all’insipienza?
E’ la realtà che ci disintegra
e nulla c’è che ci reintegra.
Pixabay CC0 Creative Commons
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