Perché non governi la tua lingua, perché non ammutolisci un poco,
perché se ti si ribella il sangue, non provi a giocare questo gioco?
C’era una volta la Parola e poi la Parola fu tradita,
togliti i panni da Iscariota (Giuda!)
e indossa una bella museruola.
Se fossimo capaci di tacere
quanto ci riesce facilmente di parlare,
avremo un’esistenza più felice
lo dice il saggio e ci si può fidare”.
Lo so che ti piace intervenire e che ti esonda la bocca vanitosa,
ma quant’è triste tu non sappia capire
che forse, la cosa più preziosa è stare qua,
a riflettere un po’ sulla fecondità di una quiete immobile,
stare qua, ad avvantaggiarsi un po’ della fecondità di una quiete immobile.
Fammi ascoltare il tuo silenzio, prova a scoprire che puoi farlo parlare,
non c’è bisogno di farne una sentenza, col tuo non dire potresti conquistare,
potresti udire, potresti disprezzare e poi capire se serve accusare.
E in ogni caso -mettila in archivio- anche lo stolto, se tace, sembra un savio.
Vieni qua, a riflettere un po’ sulla fecondità di una quiete immobile.
Vieni qua, ad avvantaggiarti un po’ della fecondità di una quiete immobile.
Di ciò di cui non sai meglio non dire mai,
molto sa chi non sa, se tacere sa.
Di ciò di cui non sai, meglio non dire mai,
molto sa chi non sa, se tacere sa.
Di ciò di cui non sai, meglio non dire mai,
molto sa chi non sa, se tacere sa.
Di ciò di cui non sai, meglio non dire mai,
molto sa chi non sa, se tacere sa.
Pixabay CC0 Creative Commons
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