E’ una questione di qualità:
la tua presenza rassicurante e ipnotica
mi affascina e gioca col mio senno
e ne lascia ben poche briciole.
E io amo darlo a te,
o amabile custode degli sguardi che ti dedico.
fra lo sragionamento e l’estasi
degli amplessi magnifici, perché tu sai come farmi uscire da me,
dalla gabbia dorata della mia lucidità e non voglio sapere
quando, come e perché questa meraviglia alla sua fine arriverà.
Musa ispirami,
musa proteggimi
ogni ora.
Mi strega e mi rapisce la tua giovane
saggezza incomparabile (che ossequio)
e l’eleganza di ogni tua intenzione è incantevole.
E quando ti congiungi a me
sai essere deliziosamente spinta e indocile,
coltivando le tue bramosie sulle mie avidità.
Tu sai come farmi uscire da me,
dalla gabbia dorata della mia lucidità;
e non voglio sapere quando, come e perché
questa meraviglia alla sua fine arriverà.
E sai come prenderti il bello di me
mettendo a riposo la mia irritabilità,
e non voglio sapere come riesci e perché:
è una meraviglia, e finché dura ne godremo insieme.
Musa ispirami,
musa proteggimi,
musa conducimi,
musa adorami,
musa, noi ne godremo insieme.
Voglio aver bisogno di te come di acqua confortevole.
Vuoi aver bisogno di me? Troverai terreno fertile.

“Esiodo e la Musa” di Gustave Moreau, 1891, Museo d’Orsay.
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