Ape Regina“, testo della canzone.
(Marlene Kuntz, Il Vile, 1996).

Sono lontano, lontano monti e mari, lontano da te.
Io, la fossa e le ossa: un mucchio penoso sui vecchi guai.
Seduto qua, per chi mi vuole qua: su cento guai.
Offendo la carta con sgorbi ritorti: è un cuore!
Arrenditi, o ribellati.

Non parlo più, non rispondo più, non l’ho fatto mai e mai lo farò.
Se c’è mistero, accetta e rispetta la non-novità:
sono anni ormai, e tu lo sai.
Posso fare fuori parti di voi con facilità,
la mostruosità di ciò ravviva la parte cattiva che non ho avuto mai.

Eri malata? Oh, Ape Regina Divina e Dorata,
perdono, io, ti chiederei, ma non ci sei più!
E in queste stanze si urla e un tonfo scuce la pelle,
glaciale un brivido sale dal basso, scompaio.
Non ci son più. Non ci sei più. Non ci son più.
Non ci sei più. Non ci sei più.

Posso fare fuori parti di voi con facilità,
la mostruosità di ciò ravviva la parte cattiva che non ho avuto mai.

Nasconderò con miele colante il vuoto che avanza,
io, ora, nasconderò dove vivevi tu.
Dove vivevi solo tu.

Pixabay, CC0 Creative Commons



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