Schiele, calma sensuale e lei,
come stregata da un corpo scheletrito,
che posa ai suoi occhi con colpa fiaccata.
Scalda l’ambiente un camino,
che ha un fuoco sinuoso che volteggia senza peso
dove i suoi piedi stanno molli e a riposo.
Entro in quello che vedo
e la penso rivolta verso di me, per un istante.
‘Vedi lo stesso disegno?’,
le chiedo giocando a far l’altro e non me.
Guardo quel suo guardare quell’uomo confuso
e sono voluttuosi quei suoi pensieri che le oscurano il viso.
Mi chiedo se lei sa che, dietro la sua schiena abbronzata,
c’è un tale scheletrito in questo hotel muto,
in questa muta vallata.
Entro in quello che vedo
e la penso rivolta verso di me, per un istante.
‘Vedi lo stesso disegno?’,
le chiedo giocando a far l’altro e non me.
A far l’altro e non me.

Egon Schiele: autoritratto con camicia rigata, 1910.
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