“Il solitario”, testo della canzone.
(Marlene Kuntz, “ Bianco Sporco”, 2005).

Il solitario, in assenza di loquacità, è avvoltolato in un enigma,
siede pensoso al limite della realtà accavallando le sue lunghe gambe.
Lo puoi notare perché è un indecifrabile.

Porta il suo sguardo negli accessi cosa non si sa e li pervade di fascino;
si tocca il mento e si schermisce alla gestualità di chi sta accanto e lo incomoda.

Lo puoi giurare in sintonia con i fatti suoi, quand’anche siano sostanzialmente guai,
perché nel suo mondo è pace ed è per questo che lui lo abita.

Il solitario, in gran miseria di calorosità, sta bene al largo di un dilemma che prima o poi avrà
e non si chiede come tutta la faccenda finirà.
No: non si chiede come finirà.

E non si chiede se l’amore che non dà si vestirebbe un giorno di fatalità
Lo stesso amore che non prende e che vestito a lutto a prenderlo verrà;
lo stesso amore che non prende e che, bellissimo, a prenderlo verrà.

Pixabay, CC0 Creative Commons



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