Un anno di narcisi e solitudine
specchiandomi nella mia finitudine,
sporgendomi su quella viva fissità
che ad ogni respiro moriva un po’
in concentriche delucidazioni e fuggevoli illuminazioni.
E in essa tu, ninfea di bianco fascino,
che aprendoti sul lago delle vanità
ti apristi a me, perduto in una sola immagine
vibrante ad ogni sospiro.
E bella e fragile.
Ci guardammo e ci ascoltammo:
silenzi e parole a corredo fecondo del testo della seduzione
e il suono segreto delle brame a musicare la scena.
Poi finalmente un dì ti presi fra le mani
e le tue foglie si adagiarono sui miei palmi
ma il soffio della vita e il suo schiaffo ti fecero presto volare via.
Ed ora, qui, nessun profumo sa di te.
Non ci sei più.
Nell’acqua ciò che intorno a me
si specchia con me riflesso in un’immagine
che si anima di quello che anima me.
Resterò qui un anno, un altro e quanti più
specchiandomi ovunque dove eri tu.
E intorno a me narcisi e quietudine
e tutto ciò che si anima di quello che anima me.
Pixabay, CC0 Creative Commons
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