Nel peggio“, testo della canzone.
(Marlene Kuntz, “ Bianco Sporco”, 2005)

Essendo che finì dritto nel peggio
in quell’istante dall’indicibile odore,
d’esser carcassa per marcescente ormeggio
s’accorse con assai dolente stupore.

Al porto dei rottami presi in ostaggio
da un vento grato solo a qualche uccello
capì che non era un sogno né un miraggio
all’urto con la banchina e al duro scrollo.

Denso il mare che no, non ondeggia più
DERIVA!
Limaccioso come un vizio e niente più
FINITA!
Denso il mare che no, non disperde più
DERIVA!
Paludoso e osceno stagno, niente più
FINITA!

Sentì una falla aprirsi e captò un dileggio,
come ci fosse alcuno al suo tracollo.
La chiglia del suo charme, un guscio greggio,
lo dette in pasto a un mare mai satollo.

Denso il mare che no, non ondeggia più
DERIVA!
Limaccioso come un vizio e niente più
FINITA!
Denso il mare che no, non disperde più
DERIVA!
Paludoso e osceno stagno, niente più
FINITA!

E si lasciò succhiare da quel peggio
con una smorfia di vacuo splendore
legandosi a quel marcescente ormeggio:
impiccato senza mostrar dolore.

Ma poi la corda marcia, si sfilacciò,
la presa al collo lentamente allentò
l’abietto si staccò sprofondando
per toccare tristemente il fondo.


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