Dunque: quel giorno la catturai al volo
discendente dall’alto come un soffio ultraterreno
e mi circonfuse di luce in un baleno,
come un santo, diosanto, ma dalla testa al suolo.
E mi sembrava di sublimare
o almeno, di uscirmene fuori dal normale.
Era davvero come dileguare:
collegai la spina e tutto diventò speciale.
Ero dentro la mia realtà
con un senso eccitato di morbida libertà.
Ero dentro la mia realtà
e la vita, nei pressi, era solamente un’entità.
Dunque quel giorno mi detti da fare:
sentivo che dovevo meritare quel dono.
Scrissi e riscrissi mirando all’unisono
che mi intonasse con il tremito sonoro
che mi faceva come sublimare
o almeno uscire fuori dal normale;
che era davvero come un tintinnare
di scosse gradite e dal ritmo un po’ speciale.
Ero dentro la mia realtà
con un senso eccitato di morbida libertà.
Ero dentro la mia realtà
e la vita nei pressi era solamente un’entità.
Ma il giorno seguente non mi piaceva niente,
tranne una frase giocosa ed eloquente;
diceva: “il lavoro debilita l’uomo”,
“il lavoro debilita l’uomo”.
Pixabay, CC0 Creative Commons
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