Serrande alzate“, testo della canzone.
(Marlene Kuntz, ‘“Che cosa vedi‘, 2000; Canzoni per un figlio, 2012).

Il mio naso sulle tue palpebre (serrande alzate)
che non sanno se chiudere la bottega
in cui le fate hanno lo sguardo immoto
sul dormire che non giunge.

Il tuo fiato è un poco affannoso,
si disperde là dove vagheggi chissà
quale fantasia perduta o fiaba,
raccontata per avere il tuo sonno.

Dalle tapparelle un bel sole
riga di buonumore quel pulviscolo;
dentro sono avvinto e c’è amore
in groppi e batticuore: lo sentissi anche tu!

Il mio naso sulle tue palpebre le sfiora appena
e sa non farsi notare,
fiuta forse il gusto d’arcano del tuo trasognare
che oltrepassa ogni meta?

Metafisica è la tua intesa con ciò che mi sfugge
e posso solo ammirare.
Molto fisica è la sorpresa di averne prova
ora che ho appreso a scrutare.

Lievemente il sole è calato
e un nuovo taglio estende quelle strisce ridenti;
dentro sono avvinto e c’è amore
in groppi e batticuore: lo sentissi anche tu!

La mia culla è meraviglia esplosa
non ti dondola, ma avvolge e ammanta.
La mia culla è poesia ansiosa
di svelarmi quello che ti incanta.

Pixabay, CC0 Creative Commons



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