Il mio naso sulle tue palpebre (serrande alzate)
che non sanno se chiudere la bottega
in cui le fate hanno lo sguardo immoto
sul dormire che non giunge.
Il tuo fiato è un poco affannoso,
si disperde là dove vagheggi chissà
quale fantasia perduta o fiaba,
raccontata per avere il tuo sonno.
Dalle tapparelle un bel sole
riga di buonumore quel pulviscolo;
dentro sono avvinto e c’è amore
in groppi e batticuore: lo sentissi anche tu!
Il mio naso sulle tue palpebre le sfiora appena
e sa non farsi notare,
fiuta forse il gusto d’arcano del tuo trasognare
che oltrepassa ogni meta?
Metafisica è la tua intesa con ciò che mi sfugge
e posso solo ammirare.
Molto fisica è la sorpresa di averne prova
ora che ho appreso a scrutare.
Lievemente il sole è calato
e un nuovo taglio estende quelle strisce ridenti;
dentro sono avvinto e c’è amore
in groppi e batticuore: lo sentissi anche tu!
La mia culla è meraviglia esplosa
non ti dondola, ma avvolge e ammanta.
La mia culla è poesia ansiosa
di svelarmi quello che ti incanta.
Pixabay, CC0 Creative Commons
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