Alle prese con una verde milonga
il musicista si diverte e si estenua
e mi avrai, verde milonga che sei stata scritta per me,
per la mia sensibilità, per le mie scarpe lustrate,
per il mio tempo, per il mio gusto,
per tutta la mia stanchezza e la mia guittezza.
Mi avrai, milonga inquieta
che mi strappi un sorriso di tregua
ad ogni accordo e fai dannare le mie dita.
Io sono qui, sono venuto a suonare,
sono venuto ad amare
e di nascosto a danzare.
E ammesso che la milonga fosse una canzone
io, io l’ho svegliata, l’ho guidata a un ritmo più lento,
così la milonga rivelava di sé molto più,
molto più di quanto apparisse.
La sua origine d’Africa, l’eleganza di zebra,
il suo essere di frontiera, una verde frontiera,
una verde frontiera tra il suonare e l’amare,
un verde spettacolo in corsa da inseguire.
Da inseguire sempre, da inseguire ancora
fino ai laghi bianchi del silenzio
finché Athaualpa
o qualche altro Dio non ti dica
“descansate niño, ché continuo io”.
Io sono qui, sono venuto a suonare,
sono venuto a danzare
e di nascosto ad amare.
Pixabay, CC0 Creative Commons
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