La ballata dell’ignavo“, testo della canzone.
(Marlene Kuntz, “ Uno”, 2007).

In un giorno di uggia e tè imbiancato dalle nuvole,
lei giunse con una lettera: ‘Tieni’ disse, e gliela lasciò.

Quando fu solo e fragile prese a leggere parole che
provocarono palpiti e confusa intensità.

Ohh, rileggi una volta in più, fino a farti impressionare,
in quei fogli lilla ci sei tu e ti vogliono toccare a fondo
e nel cuore di una sensibilità manchevole.

‘Proverai, a non più fingere?
Proverai, a non più perdere?
Proverai, oltre il tuo limite? Proverai?’
E lui smarrito e perso la ripiegò.

Sul divano ristette un po’ con la sua irrequietudine,
ripetendosi ‘Lo farò, laverò quelle lacrime’.
Poi rilesse da capo e si fermò, ripartì, cessò.
E in un’eco di turbine relegò quelle suppliche.

Oh, rileggi una volta in più fino a farti impressionare,
ma l’ignavia, invincibile, non lo fece replicare mai
e ora dicono che sta pagando e sempre pagherà.

‘Proverai, a non più fingere?
Proverai, a non più perdere?
Proverai, oltre il tuo limite? Proverai?’
‘Proverai, a non più fingere?
Proverai, a non più perdere?
Proverai, oltre il tuo limite? Proverai?’

Pixabay CC0 Creative Commons



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