La noia“, testo della canzone.
(Marlene Kuntz, “Lunga attesa”, 2016).

Io non cerco niente, niente nel senso di niente,
puoi pure svanire, se preferisci mi puoi abbandonare.
I tuoi pensieri sono pulsioni beote,
sono il tarlo ubriaco di un pallone più che altro sgonfiato.
Ti ho visto in quel mucchio, mi sei sembrato anche vecchio,
ho dato un volto al tuo nome e ho riso tanto da perderci il fiato,
ma non vantarti troppo, ché ora cambio soggetto,
l’oggetto di questo pezzo non sei tu, né il tuo valore scontato.

È la noia, è lo sbadiglio, mi sento meglio se oggi mi sfogo un po’.
È la noia, è lo sbadiglio, io ci do un taglio,
E vedi, sono io che svanirò.

Perché mi annoia la gente, quella che spande arroganza,
quella che sciorina sentenze, quella che al troppo ragionare si stanca.
Quella a cui manca la poesia, quella che abbaia forte alle gogne,
quella che non conosce vergogne, quella che puzza di cialtroneria.
E ancora quella che si crede furba, quella affettata e sfuggente,
quella che non toglie il disturbo, quella a cui piace essere scostante.
E infine quella che si sente migliore, quella che fraintende,
e, temo, quella come me, se non ha stile a far l’insofferente.

È la noia, è lo sbadiglio, mi sento meglio se oggi mi sfogo un po’.
È la noia, è lo sbadiglio, ora va meglio, e penso che mi addormenterò.
È la noia, è lo sbadiglio.

Pixabay CC0 Creative Commons



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