Ricovero virtuale“, testo della canzone.
(Marlene Kuntz, “ Ricoveri virtuali e sexy solitudini”, 2010).

Deficiente di un perdente, testa fina e figa niente,
poco real, molto forum, voce grossa e zero quorum.
Canta con me questo pezzo: ‘son protervo, ma reietto’.
Canta forte, a squarciagola, mentre porto mio figlio a scuola.

Quanta roba hai scaricato, quanto poco hai ascoltato?
E quanta merda andrai a gettare, nel tuo ricovero virtuale?
Canta con me questo pezzo: ‘son superbo, ma negletto’.
Canta forte, a squarciagola, mentre torno dalla scuola.

E sento puzza di sfigato, brutto e storto e avviluppato
sul suo tronfio sentenziare, auto-riflesso e marginale.

Tutto a tempo perso gratis,
tutto a tempo perso gratis,
tutto a tempo perso e gratis,
perso gratis.
E io non necessito di te, mia inutile virtualità.

Canta con me questo pezzo: ‘son borioso e schifosetto’.
Canta con me la canzone dell’indiscutibile coglione.

Le cose cambiano e io non le contrasto mai.
Sarebbe stupido, altrettanto inutile.
Ma mi fa schifo, sai, l’insensibilità.
Ma mi fa schifo, sai, l’insensibilità.
Oh mia inutile virtualità.

E io non necessito di te,
oh mia inutile virtualità
e io non necessito di te,
oh mia inutile virtualità
e io non necessito di te.

Pixabay, CC0 Creative Commons



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